Sono passati ormai tre o quattro giorni dalla notizia, personalmente, inaspettata del passaggio di Luca Lischi ai nostri “confinanti” rossoblu e vi confesso che ancora non l’ho “digerita” al 100%. Sappiate che in questo pezzo non troverete nostalgici attacchi al calcio moderno, dominato dai denari e neanche richiami alle bandiere della storia azzurra ma semplicemente proverò ad esprimere il grande dispiacere che ho provato nel vedere sposare la causa dei nostri rivali di sempre (che dopo anni di purgatorio ritornano al nostro, si spera, livello) ad un ragazzo che negli ultimi tre anni ha onorato la maglia Azzurra in oltre 80 occasioni dimostrando sempre un grande spirito di sacrificio risultando così un esempio per tutto lo spogliatoio specie in una stagione tribolata come quella conclusa mestamente a Colle Val d’Elsa. Il titolo parla chiaro: non era questo il finale che tutti (Luca compreso, sono pronto a scommetterci) auspicavano fino a pochi giorni fa. Il classe 96, vi ricorderete, aveva dichiarato la sua disponibilità a continuare l’avventura con il Marzocco solo in caso di Serie D e adesso che come sembra abbiamo buone probabilità di essere ripescati ecco che arriva quantomeno fuori tempo l’annuncio del suo passaggio di casacca causando GIUSTAMENTE le ire dei tifosi azzurri che a quanto pare altrettanto GIUSTAMENTE sono già in clima derby. Certo l’addio del buon Luca certo non ci toglierà l’amore per la Sangio, i giocatori praticamente TUTTI passano, la passione quella vera resta e noi ancora per un’altra stagione saremo a fianco del Marzocco in ogni categoria e contro ogni avversario. È questo l’insegnamento che se pur con fatica dobbiamo apprendere da tutta questa vicenda.

PS: auguro a Luca sinceramente le migliori fortune sportive anche per la prossima stagione, escluse due partite sia ben chiaro!!! Di una cosa sono certo: se e mai avrà la possibilità di calcare i campi professionisti (a mio parere può farcela) e di fare così il tanto sospirato salto di qualità di cui parla in un’ intervista dovrà ringraziare soprattutto l’ambiente azzurro che per tre anni l’ha cullato e fatto crescere ed in secondo luogo tutte le altre società in cui ha militato o militerà.