Il preparatore dei portieri azzurri Stefano Carboncini ( Nella foto di Mauro Grifoni ) mette in risalto in queste righe che ha mandato al nostro portale un problema di non poco conto, che da anni colpisce la categoria che allena e che spesso e volentieri penalizza i ragazzi che sono costretti nel giro di poco ad abbandonare i sogni di gloria per una pura questione anagrafica.Vi invitiamo a leggere quanto di seguito perchè davvero interessante e pieno di contenuti che dovrebbero far riflettere i vertici federali:

LA REGOLA DELLE QUOTE PENALIZZA PIU’ DI TUTTI IL PORTIERE

In tutti questi anni che alleno i portieri mi sono reso conto di quanto sia assurda la regola delle quote soprattutto per questi ultimi. 

Praticamente un portiere dilettante ha una autonomia di tre anni nel suo sviluppo calcistico e cioè il periodo in cui è in quota dai 17 ai 20 anni; tutto ciò è pazzesco anche perchè chi ha fatto questa regola non si rende conto che rispetto ai giocatori il portiere ha una maturazione più lenta. Se il giovane portiere non ha la fortuna di passare nei professionisti in questi tre anni a soli 20 passa nel dimenticatoio e ti trovi grandi numeri 1 senza squadra o a militare in categorie molto minori. Le societa’ di serie D appena finiscono le stagioni con il consenso degli allenatori sono subito alla ricerca del portiere in quota per l’anno prossimo e non pensano più di tanto all’importanza del ruolo. I giocatori più “vecchi” o più esperti sono ricercati per altri reparti. La federazione a mio avviso dovrebbe trovare una soluzione per esentare il portiere dalla regole delle quote! Il portiere raggiunge il massimo del suo rendimento tra i 24 e i 28 anni e tuutto ciò è paradossale se si pensa che a 20 molti sono costretti anche a smettere. Io personalmente conosco giovani portieri bravissimi poco più che ventenni che non trovano squadra. Spero che le cose cambino perchè a mio avviso tutto ciò mi sembra un gran teatrino.