Attaccate ormai da tempo le scarpette al chiodo Samuele Mugelli, oggi, dirige l’azienda di famiglia ma il calcio lo segue sempre con grande interesse e soprattutto quello dai colori del cielo e del mare. “La domenica è il primo risultato che guardo” afferma l’ex capitano azzurro che con la nostra maglia è stato sei anni conditi da soddisfazioni ma anche qualche amarezza. Segue molto da vicino le vicende societarie, abbiamo approfittato dell’occasione per chiedergli un suo personale parere su quello che si sta muovendo e su come la pensa in vista dei probabili futuri investitori: “Leggo e sento tante cose attorno alla Sangiovannese. Per quella che è la mia esperienza, avendo avuto modo di potermi confrontare con una persona che veniva da fuori, non nascondo di essere un po’ preoccupato da situazioni esterne che potrebbero coinvolgere la società. Non c’è chiarezza sotto questo punto di vista, poi magari saranno sicuramente persone serie ma i dubbi a me rimangono”. E allora quale potrebbe essere la soluzione, è quanto chiediamo all’ex centrocampista: “Questa dirigenza va ringraziata per gli sforzi fatti nel corso degli anni, ma occorre anche riconoscere che da quando ha preso le redini del tutto se si esclude il primo anno sono stati cambiati una miriade di calciatori, almeno un paio di allenatori a stagione e non è mai stato creato quel senso di appartenenza che ti permette di ottenere il risultati. Non so quanto sarà possibile, credo però che un gruppo composto da gente di San Giovanni con addetti ai lavori che vadano a vedere quattro-cinque partite settimanali e stiano 24 ore all’interno della società sia la soluzione più giusta. È stato sbagliato troppo in questi anni, nell’ultima stagione come non mai perché c’è stata molta improvvisazione e poche competenze tecniche. Se ogni anno sei costretto a cambiare due volte la squadra e, quasi sempre, anche l’allenatore non creerai mai quell’amalgama che occorre per ottenere i risultati. Mi dicono non sia stato possibile in estate trattenere i migliori calciatori per ragioni economiche, a dicembre poi si è dovuto mettere nuovamente mano al borsello e ripartire punto e a capo. Che senso ha questa cosa? L’importante adesso è che si trovi una soluzione per un progetto serio ma come ho detto, se posso esprimere un mio parere, spero che la società resti in mano a imprenditori locali. Troppi rischi per me, ribadisco che sono stati fatti degli errori ma non dimentichiamoci però anche la stabilità economica che non è mai mancata. E non è un aspetto secondario”,