Scritto da Massimo Bagiardi
Si è aperta un’altra settimana e noi amanti dei colori del cielo e del mare speriamo sia quella decisiva per avere concrete novità sul futuro della Sangiovannese calcio. Le trattative vanno avanti, da una parte gli americani rappresentati da un noto procuratore fiorentino stanno spulciando le carte per vedere se esistono i presupposti per entrare all’interno della compagine societaria e, dall’altra, il sindaco Valentina Vadi è anch’esso molto attivo sul fronte delle trattative con alcuni colloqui tenutosi la scorsa settimana con l’intento di convincere qualcuno dell’imprenditoria locale a prendere oneri e onori del sodalizio di piazza Arduino Casprini. Definire il futuro a oggi è praticamente impossibile, tanti sono i punti interrogativi che circondano il nostro cammino calcistico ed è naturale che più passano i giorni più aumenta la preoccupazione anche perché c’è da ricostruire tutto da capo a piedi, dallo staff tecnico fino a un parco giocatori che per il momento, contratti alla mano, vede in dote solo Romanelli e Arrighi che potrebbero, però, avere legittime ambizioni di restare nel massimo campionato dilettantistico. C’è però un aspetto sul quale spesso non si fa leva ma che potrebbe essere tremendamente attuale: qui nessuno è obbligato a investire o, per meglio dire buttare, soldi nel calcio. Il fatto che non convincano più di tanto gli americani, visto che nessuno di questa Canusa Holding alla fine si è direttamente manifestato, non preclude a un ingresso sicuro all’interno degli imprenditori cittadini il cui tessuto è già stato spremuto in tempi non sospetti anche dal buon Marco Merli producendo risultati, a onor del vero, non troppo confortanti. Giusto qualche piccolo grande aiuto sotto forma di sponsor, nessuna però di queste figure ha mai realmente manifestato l’interesse a entrare nella vita quotidiana della Sangiovannese e, almeno dal mio punto di vista, ho forti dubbi sul fatto che, di punto in bianco, pur spinti dal sindaco che non è proprio l’ultima delle istituzioni, passino dal dare un contributo a gestire direttamente la società sottolineando che, come appurato, non sia troppo nei loro pensieri il gioco del calcio. Ed è una volontà assolutamente legittima, ognuno i propri soldi li investe o butta come meglio crede e non si può certo imputare, come ho letto da qualche parte, colpe a questi personaggi se non hanno voglia di tirare fuori bei soldoni per perorare la causa del Marzocco. Alla fine può piacere tutto meno che il calcio, basti vedere che San Giovanni può vantare addirittura una squadra di Basket femminile in serie A2 due che conta a malapena 50 spettatori a partita ma che è finanziata da una persona del posto che, senza far torto a nessuno, è amante della palla a spicchi e non del calcio. Se io ho delle buone finanze le spendo come meglio credo, ecco perché c’è timore che dopo aver issato bandiera bianca da parte di Minghi e compagnia la nostra cara Sangio possa passare anni bui senza minime aspirazioni. Poi da domani arriverà il magnate di turno, gli americani faranno il passo decisivo mettendo soldi veri ma guardando la realtà ci sono non poche preoccupazioni considerato che per me il calcio deve vedere una singola persona “al comando” aiutato, e ci mancherebbe altro, da altri volenterosi. E il problema è che questa singola persona al momento non c’è, e chissà se arriverà mai.