Piratesco, controcorrente, al tempo tremendamente avanti su tutti e tutto.
Nell’estate del 1979 la Sangio è da rifondare, si sono spenti da pochi giorni gli echi del maxi spareggio a 5 fra azzurri, Montevarchi, Imperia, Carrarese e Cerreto Guidi. La buona sorte ed il merito hanno premiato i rossoblù saliti in C1 e respinto gli uomini del “ginnasiarca” Pierino Cucchi che, sul più bello, hanno fallito per due volte il colpo del ko.
Il presidentissimo Ivo Giorgi ha stretto i cordoni della borsa e la linea, giovane sembra la via naturale per la società di Viale Gramsci.
La scelta a cui affidare la squadra va a un giovane friulano nato a Napoli per ragioni di famiglia con un onesto trascorso pedatorio vissuto soprattutto nella Udinese del “Moretti” e in anni di pane duro per le zebrette friulane (Zico e la Champions avevano ancora da venire e, a tal proposito, vi consiglio di andare a buttare un occhio sul sito di Antonello Schiavello che vive a Levane ed è il più grande storico e collezionista di memorabilia sui primi bianconeri del nostro calcio).
Ma torniamo a noi …..estate 1979 e come è questo Galeone che arriva allo stadio dopo aver guidato la Cremonese per una manciata di partite ?
Un bell’uomo innanzitutto innamorato della vita e del gentil sesso, colto e dai mille interessi extra calcio. È insomma la classica persona che fa parlare di sé ed al campo si radunano giornalmente curiosi e …curiose.
Il suo calcio ha contenuti moderni e coraggiosi, lo segue una truppa di ragazzini alle prime armi con voglia e capacità tecnica.
I totem degli anni 70 sono stati congedati, non è più la Sangio di Campani, Ravenni, Menciassi e compagnia bella.
La Sangio dei Sarti, dei Marlazzi, di Franco Baldini da Reggello gioca un football fresco e pulito
Il biondo friulano affabula ed insegna, “seguitemi ed io sarò la vostra fortuna”.
In società il Diesse è Fabrizio Barsotti ma il giovane allenatore stringe sodale amicizia soprattutto con Enzo Vannini, un dirigente troppo dimenticato dal popolo Sangiovannese ma che è stato un punto di riferimento importante soprattutto nei momenti più difficili.
Girone di andata su ritmi quasi straordinari poi la benzina finisce e la classifica desta persino qualche preoccupazione di troppo.
A fine anno Galeone se ne va a Grosseto con il povero Adriano Trevisan e poi scala le graduatorie del calcio a Ferrara ma soprattutto a Pescara.
La folla dell’Adriatico si infiamma per lui ma, paradossalmente, la grande e vincente avventura in Abruzzo segna l’apice di una carriera evaporata in fretta. Poco fortunate le altre tappe che lo portano anche nella sua Napoli e, in conclusione, palmares ridotto all’osso fino all’ultima panchina ad Udine nel 2007.
Padre calcistico di Allegri e Giampaolo cosa possiamo dire oggi di Giovanni Galeone allenatore ? Fu molto fumo e poco arrosto ? Non diremmo proprio anche se nella storia della Sangio chi scrive mette almeno dieci allenatori davanti.
E comunque auguroni sinceri !