Come per il primo giorno di scuola, c’era un tempo attesa ed emozione vera nel giorno del raduno. All’epoca del presidentissimo Ivo Giorgi i giocatori arrivavano alla spicciolata sotto la sede di viale Gramsci: ad accoglierli una discreta folla di tifosi curiosi e scalpitanti soprattutto per conoscere i nuovi acquisti, i volti nuovi. Dentro la sede, poi, il massimo dirigente azzurro presentava alla stampa l’allenatore e i giocatori con gli ultimi arrivati schierati generalmente sotto una parete a loro riservata. Un piccolo brindisi e la partenza per il ritiro con il pullman già rombante fuori dalle stanze e con i magazzinieri Loris Chiarelli e Roberto Cuccoli che avevano già fatto salire a bordo le valigie con tutto il materiale, attrezzi, maglie, tute, scarpe, ecc ecc. Partiva così la nuova avventura mentre in città si dava contemporaneamente il via alla campagna abbonamenti, che a quel tempo era possibile addirittura dilazionare nel pagamento nelle buste paga degli stabilimenti tipo Italsider o IVV. Negli anni 70 la meta preferita era di solito Roccatederighi, un paese collimare della provincia di Grosseto immerso fra i castagni ed i folti boschi delle metallifere. I manifesti affissi sui muri salutavano la comitiva azzurra, mentre si prendeva possesso dell’improvvisato hotel e, cioè, una vecchia scuola riadattata per l occasione con il mirabile impegno della popolazione locale.

Dopo una settimana in genere ecco il primo test sul campo non certo perfetto del paese contro un improvvisata rappresentativa di studenti e lavoratori: salivano in Maremma i tifosi da San Giovanni (anche in pullman) e, in mattinata, il presidente Giorgi si presentava per trattare gli ingaggi o i reingaggi dei calciatori.
Trattative che in genere si risolvevano in poche ore salvo in alcuni casi come quando il mio caro amico Marco Vastini sali sull “Aventino” rifiutando la proposta del massimo dirigente e minacciando di prendere la strada di casa, lasciando la comitiva. Scene di ritiri dove gli svaghi erano pochi e consistevano per lo più in interminabili partite a carte e nell’andare ad intercettare qualche bella ragazza del luogo durante la passeggiata serale, e si che ci sarebbero episodi da ricordare anche in chiave boccaccesca.
Con Petagna allenatore ma anche con Greco e Balleri era di solito il grande Beppe Furelli a tirare la truppa in allenamento con corse e scatti fra i boschi vicini al campo sportivo.
La storia dei ritiri fuori sede inizia si può dire proprio con la presidenza Giorgi: prima a Poppi in Casentino all’ombra del bel castello dei Conti Guidi, poi a Reggello e per alcuni anni appunto a Roccatederighi in Maremma.
Dopo una decina di stagioni dove la preparazione fu svolta allo stadio (anni 80), la Sangio tornò ad un vero e proprio ritiro fuori sede nel 1992 con l’ambizioso presidente Luciano Lucarelli che portò la truppa di Gianfranco Casarsa a Gubbio.
Hotel di gran lusso e sistemazione da squadra di rango insomma, e io ricordo ancora quando arrivava il presidente con l’auto sportiva salutato da Beppe Morandini e dai dirigenti.
Con Attilio Sorbi in panchina e poi con Sauro Trillini la preparazione pre campionato si svolse alle Serre di Rapolano con gli allenamenti a un paio di chilometri dall’albergo.
Piero Braglia e il nuovo presidente Casprini optarono nel 1998 per Città della Pieve mentre il tecnico laziale Leonardo Acori preparò la stagione del grande ritorno fra i professionisti (99-2000) ad Alviano nei pressi di Orvieto.
Beppe Sannino e Maurizio Sarri optarono invece per la vicina Reggello che la Sangio aveva peraltro già scelto per prima negli anni 70: soggiorno presso l’hotel ristorante “da Archimede” e allenamenti allo stadio comunale facilmente raggiungibile dai tifosi da San Giovanni. (Con Sannino a dire il vero si dovette optare per il campo di Leccio causa lavori).
In C1 con il ritorno di Piero Braglia la scelta cadde sul Parco di Cavriglia con preparazione sul terreno di Radda in Chianti e trasferimenti giornalieri di qualche chilometro con i pullmini societari.
La tragica uscita di scena del grande Arduino e la conseguente incertezza societaria crearono ovviamente diverse falle sotto il profilo organizzativo.
Con la meteora argentina Ortega gli azzurri prepararono la stagione ad Arquata del Tronto, luogo poi tragicamente colpito dal grande sisma dell’Italia centrale.
L’ultimo ritiro lontano da casa e dal Fedini è a tutt’oggi quello dell’estate 2016 e rimane il più lontano che si ricordi. Il patron Perpignano in vena di promesse non mantenute spostò tutta la truppa prima a Telese Terme in Campania e poi a Chianciano, sembrava caviale e champagne ma fu soltanto una brutta illusione ..seguita da un tragico risveglio.
Poi di nuovo tutti a cuocere sotto il sole dello stadio di casa ….e quest’anno un breve spostamento causa i lavori all’impianto di Piazza Casprini con la preparazione che si terrà presso il campo sportivo di Faella.

Nella foto più sopra scene da un primo giorno di …scuola anni 70 nella sede di viale Gramsci: si riconoscono da sinistra Facchini, il collega Beppe Piccioli, Gallorini, Izzo, il presidentissimo Ivo Giorgi, Massimo Merlini , Nocentini, Petagna, Poteti, Balestri il “Peo”, Bencini ed il collega Giorgio Grassi.

Di seguito manifesti di benvenuto nell’estate del 1976 a Roccatederighi, sede del ritiro estivo azzurro. Un saluto particolare al tecnico Petagna tornato da Ferrara.