Facciamo subito una premessa: sappiamo benissimo che il problema Covid 19 che sta purtroppo riguardando l’Italia e l’Europa in generale è al primo posto della scala dei valori ma qui parliamo di calcio, della nostra grande passione per l’azzurro e dei suoi interpreti che ovviamente come tutti gli addetti ai lavori del panorama calcistico nazionale sono alla finestra in attesa di eventi. Tra chi soffre maggiormente questo singolare momento c’è il DS azzurro Cristiano Caleri, ad oggi libero professionista ma uno che da sempre s’è nutrito di questo sport. Quando viene a mancare – nel suo piccolo – è un problema e difatti non appena lo raggiungiamo telefonicamente la battuta viene spontanea sapendo che vive in campagna: “La casa ed il mio giardino non sono mai stati così in ordine, ho fatto l’erba ed altre cose ma io rispetto ad altri sono fortunato ad avere dei passatempi”. Poi naturalmente si torna lì, al fatto di come poter vivere questo momento che non sappiamo di preciso quando potrà avere una fine: “E’ una vita che vivo di calcio, di tensioni positive, di aspetti propositivi e non averli onestamente fa male per quanto possa essere importante lo sport a fronte di quello che stiamo vivendo. E’ brutto davvero non poter vivere certe emozioni, lo stare con la squadra negli allenamenti, vivere la partita, entusiasmarsi, arrabbiarsi ed altro ancora che creano un vuoto all’interno. Poi, e ci mancherebbe, staccare è anche un bene perché la vita non è solo calcio ma se lo si fa per una sosta è un discorso ma qui il tutto si amplifica per quello che ci circonda. Stiamo in pensiero per la nostra salute e più ci manca questa valvola di sfogo”. Per questa e forse la prossima settimana la squadra se ne starà a casa ed il primo problema che ne potrebbe scaturire è il non aver avuto la possibilità di lavorare palla al piede: “Per questa e forse la prossima settimana ce ne staremo a casa, leggo di squadre di Serie A che si ritroveranno in questi giorni ma loro fanno presto avendo la possibilità di chiudersi nei centri sportivi e di lavorare e poter pernottare lì. Noi come tantissimi altri dobbiamo fare di necessità virtù, Il “Prof” Bernini riceve ogni giorno i dati dei calciatori che si allenano autonomamente e pur vedendo e sapendo che non lesinano impegno la mancanza del lavoro con la palla si farà sicuramente sentire. Puoi farne a meno per uno/due settimane poi hai bisogno del pallone, delle determinate movenze che devi fare e di altri aspetti che tutti poi alla fine si pagherà. Se penso ad una classifica diversa frutto di questa lunga sosta ? Magari ci potrà essere la squadra che ne risente più di un’altra ma i valori ormai sono emersi e il trend sarà quello”. Il “toto ripresa” è ormai aperto da giorni senza però avere una risposta chiara: “Riprendere presto la vedo dura, si sente dire dopo Pasqua ma non so onestamente a quel punto cosa potremmo fare per rimetterci in pari con 8 partite da giocare. Speriamo però di arrivare prima possibile a questi discorsi vuol dire che l’emergenza è terminata e tutto pian pianino tornerà alla normalità”.