Un tempo, ahimè lontano già abbastanza, la domenica del villaggio calcistico era vissuta alla stregua di un evento imperdibile. Pranzo veloce in famiglia (quando non si giocava fuori) e poi di corsa verso lo stadio con al collo e nel cuore gli amati colori. Pioggia, vento, sole, caldo e freddo non importava, men che meno la categoria e il prestigio dell’avversaria di turno. Nel vittorioso campionato di Serie D 1973-74 una fitta nevicata mise in serio dubbio lo svolgimento della partita con la Rondinella, tanto che il presidente Giorgi arruolò in fretta e furia degli improvvisati “spalatori” per liberare in extremis il terreno di gioco. La gara, così, venne regolarmente disputata e gli azzurri di Petagna non andarono oltre lo 0-0 ma, quasi 50 anni dopo, fa oggi tenerezza rileggere le dichiarazioni dello stesso numero uno che più che per il risultato negativo si rammaricava che, causa il maltempo, soltanto 1900 spettatori..(!?!) avessero assistito all’evento. Vale a dire… il numero raggiunto ai giorni nostri in 3-4 partite ! Il trend negativo, spesso non riconducibile solo ai risultati avversi, ovviamente non riguarda solo San Giovanni ma si può classificare come un dato generale e stabile: senza qui rispolverare i motivi, degni tutti di considerazione, cerchiamo di restare in argomento. Iniziamo con un dato: senza grandi ambizioni e senza coltivare i “sogni” dei tifosi di certo l’interesse via via decade, insomma la solita minestra viene a noia e su questo non ci piove. Ma per ambire a qualcosa in più è necessaria una società strutturata ma soprattutto più forte economicamente. E qui sta il punto di domanda: siamo davvero sicuri che, alzando la posta o addirittura crescere di categoria ci farebbe rivivere il calcio dei bei tempi ed un Fedini strapieno ? Ho seri dubbi e di più, guardando per esempio cosa accade anche in realtà vicine a noi e poi c’è da porre un altra questione. Fino, diciamo, all’era Casprini in città c’erano almeno 5000-6000 persone ad occhio interessate alle vicende degli azzurri, fra quelle che frequentavano lo stadio e fra chi si documentava magari dal bar o da casa dell’andazzo delle cose spesso quotidianamente, dagli acquisti agli infortunati e via discorrendo. Il bacino attuale di interesse invece non riguarda io penso più di 1000-1500 persone tranne che per eventi particolari, insomma una strada sempre più stretta e complicata. E allora si può anche tranquillamente pensare, alla luce di questo declino, quale dirigente sportivo dovrebbe impegnarsi e buttare soldi in un mondo che ha sempre meno ritorno e di immagine e anche di consenso. Perché oltre alla passione i grandi presidenti del passato si nutrivano anche di tutto questo, spesso ricoprendo posizioni previlegiate grazie e spesso proprio anche al calcio. Un ultima cosa : prego tutti di non entrare in una spirale da circolo sociale o da festa un casa, lasciando commentare la partita e le vicende a chiunque e non soltanto ai pochi fedelissimi delle gradinate. Il calcio di tutti e per tutti ha soprattutto oggi bisogno di riportare allo stadio chi è a casa e non altro. Credetemi e non è per nulla facile.