Non c’è limite al peggio, morti annunciate di un sistema calcio che nonostante la situazione economica persistente continua a guardarsi allo specchio ed a chiedersi convinto quanto sia bello. Ma di bello oramai c’è rimasto ben poco, da una sottocultura dei settori giovanili a dirigenti senza ne anima ne portafoglio. Da secoli qui scrivo e dico a pieni polmoni che il sistema calcio, oggi come oggi, può da noi permettersi massimo 40 societàprofessionistiche, ovvero fatte per gente e da gente in grado di vivere solo con il pallone. E il resto alla faccia di chi vuol difendere le poltrone, dilettanti veri, con controlli seri, reali, scrupolosi: se i nostri illuminati dirigenti non capiscono e continuano il bla bla bla di promesse mancate ecc ecc occorre costringerli alla ragione, a costo di minare il terreno delle libere scelte. Dopo il Modena ecco anche il vecchio Vicenza, un tempo espressione di una terra veneta ricca e felice. E se la terza serie è un ibrido, un vero e proprio buco nero, c’è poco da ridere ovunque anche nel rimanente calcio dei ricchi, dove i debiti salgono in maniera esponenziale.

Ci sono parecchie anomalie nel calcio di casa nostra: la prima è sicuramente quella di considerare il pallone elemento fondamentale nella vita di un paese e nel tessuto sociale, quando da un pezzo non lo è più probabilmente. La realtà distorta crea confusione e porta a cattive azioni. Prendiamo il nostro orticello, che qualche prodotto continua a darlo anche se in misura nettamente.minore rispetto al tempo che fu. Restiamo alla Serie D campionato sulla carta dilettantistico ma solo sulla carta. San Giovanni e Montevarchi con 700 presenze allo stadio hanno pur sempre numeri elevati rispetto alla popolazione: se a questi ce ne aggiungiamo un tot, diciamo altrettanti, noi scopriamo che ci sono dalle 1500 alle 2000 persone che si interessano, parecchio, abbastanza o poco delle vicende dei club calcistici locali. Dato che si abbassa e di molto se prendiamo quasi tutte le altre realtà del girone dove in molti casi si gioca per soddisfare dirigenti, addetti, parenti e pochi altri ancora. In questo contesto parlare di attrazione per il calcio pare davvero esagerato, da qui la necessità di un ridimensionamento che – nei fatti già avvenuto – stenta definitivamente a decollare. Sono sicuro, per fare un esempio, che se da noi spuntasse l’imprenditore facoltoso la piazza si dimenticherebbe alla svelta tutti i piani di risanamento e le buone intenzioni per abbracciare il ..sogno. Già il sogno, che deve convivere con la situazione in atto e qui bisogna per forza scendere giù dal trespolo e dire con pieni polmoni: vogliamo ancora sognare ? Se si urge una riforma in todo del sistema. Con franchezza: se la terza serie appare oggi impossibile per grandi città e piazze storiche come lo potrebbe essere per le nostre? Soltanto con una riforma vera, correttiva e che concili il sogno con la realtà. E poi una presa di coscienza generale: un tempo i cinema erano presi d’assalto dalla gente, oggi sono da tempo semivuoti. Se accadrà la stessa cosa per il pallone sopravviveremo tutti ugualmente. “Nonmorirò su un campo di pallone, ma davanti al monte rosa illuminato dal tramonto” (Paolo Sollier)

PS: : ieri è stata una giornata felice per la Sangio e per il Monte ed è davvero bello pensare come la vita a volte riesca ad accomodare le cose al di là delle nostre tante miserie terrene. Nella giornata del saluto struggente alla piccola Francesca non c’è stato spazio per parlare delle piccole magagne calcistiche della domenica e, forse, per una volta anche San Giovanni ha salutato con soddisfazione la vittoria dei rossoblu al Brilli Peri. Giusto cosi….e del resto noi di forzasangio avevamo tacitamente concordato di tenere comunque un basso profilo.