Foto: www.sangiovannese1927.it
La Sangiovannese non ha controllato con costanza l’altezza delle porte del proprio impianto: è un dato di fatto grave ed innegabile.
Partiamo da questo concetto per provare ad approfondire quanto avvenuto domenica, ricordando che le eventuali “figuracce” sono spesso molto sconnesse rispetto al regolamento.
Il lavoro degli addetti al campo, aiutati persino dai dirigenti del Marzocco, dai giocatori e dal trainer Firicano, hanno riportato infatti la situazione allo status tale da permettere lo svolgimento della gara tra Sangiovannese e Grosseto, vista la misurazione riscontrata da chi di dovere.
Un arbitro, chiunque sia, sa che senza il rispetto dell’altezza della traversa (con una tolleranza di 2 cm) non si debba giocare alcuna partita, e la squadra ospitante prende partita persa.
In serie D è accaduto il 21 settembre, con il Pont Donnaz Hône Arnad, noto come PDHAE, compagine valdostana che non ha ottemperato a tale dovere nel proprio campo di Chatillon con il Casale e ha visto (dopo la mancata disputa del match per questo motivo) il giudice sportivo assegnare i 3 punti agli ospiti, e analogo episodio con risoluzione opposta (ed identica a quella del “Fedini”) è poi avvenuto a fine ottobre, in Prato-Correggese, dove poiché si è giocato è stato confermato il 2-0 per i lanieri e reso inutile il ricorso degli ospiti.
Avete sentito parlare di questi episodi? Probabilmente del secondo, per vicinanza geografica e solo se siete interessati agli altri gironi di Serie D, ma non del primo; e allo stesso tempo vi risulta tutto questo interesse mediatico anche nazionale su quelle vicende?
Sono situazioni molto più frequenti purtroppo di quanto sia lecito pensare, c’è anche chi, non lontano da noi, ha dato il titolo “La vanga in campo” ad un libro sulle folli storie del calcio minore.
Insomma capita: non dovrebbero accadere questi episodi ma succedono.
Invece cosa leggiamo? Praticamente di tutto per provare a favorire un ricorso che nasce già bocciato come da giurisprudenza precedente.
C’è persino un parlamentare che si esprime sulla vicenda, dopo aver taciuto per episodi anche gravi che hanno visto colpevole quella stessa società, sanzionata con la squalifica del campo.
Intendiamoci, ogni mezzo è lecito per provare a guadagnare un numero di punti superiore a quelli fatti sul campo quando c’è la paura di non rimanere in categoria, ma in questo modo, volendo anche negare che il parere arbitrale sia l’unico a contare, si può anche finire con il fare una “figuraccia” peggiore di quella che a San Giovanni ricorderanno per parecchio tempo ed è stata, è e sarà oggetto di giusta derisione.
Sulla ricostruzione della vicenda, inoltre ci sarebbe da far notare come la riserva scritta, su carta non intestata, sia stata prodotta con data 19 marzo (domenica) ma scritta utilizzando un word processor: proprio improvvisata non pare (dove si stampa il documento?).
Una porta quindi, in tutto questo si può alzare, su tutto il resto invece potremmo parlarne ore e ore
A chi infine ricorda un ricorso del 2004 a ruoli opposti o più recentemente dalla Sangiovannese contro il Siena, occorre far notare che le differenze sono sia nell’ambito della giurisprudenza che del regolamento: senza andare troppo indietro nel tempo, per ricorso analogo, il Marzocco perse tre punti in una gara finita 3-1 a proprio favore nell’anno culminato con la retrocessione, o in precedenza fu eliminata dalla coppa Italia (due volte) per errore della società.
Nessuno negò le responsabilità di chi aveva sbagliato: come stavolta.
Magari sarebbe essenziale quindi anche il partire dalla certezza di aver sbagliato parecchi giocatori per ritrovarsi in zona playout, molto più importanti dei pochi centimetri cui al “Fedini” è stato posto rimedio con vanghe e zappe.