Scritto da Massimo Bagiardi

Finalmente un editoriale nel quale parlerò di fatti concreti e non di tante voci come si sono rincorse nel recente passato. Mercoledì l’annuncio del sindaco sul nuovo assetto dirigenziale, anche se per i prossimi mesi non cambierà praticamente niente, poi venerdì ecco l’ufficializzazione di Agatensi e e Calderini che hanno dato il via alla prossima stagione calcistica che ci vedrà, dopo la bellezza di 11 anni, giocare nuovamente nel campionato di Eccellenza. Credo però, a fronte di quanto messo a conoscenza dalla società, che i primi passi siano incoraggianti e propendono decisamente a pensare positivo; non penso che la Sangiovannese almeno sulla carta punterà a vincere il campionato per tentare l’immediato ritorno in serie D ma, ed è un dato abbastanza certo, se ci si è affidati a due persone del calibro di Agatensi e soprattutto Stefano Calderini vuol dire che si ha intenzione di fare le cose perbene. È questo quello che, dopo un’annata calcisticamente drammatica come quella che abbiamo passato, chiedevano i tifosi che a quanto ho potuto notare sui social hanno apprezzato l’ingaggio di queste due figure. E’ bene però mettere sempre le mani avanti, il fatto di chiamarsi Sangiovannese non implica obbligatoriamente e già nell’immediato costruire una super squadra che punti al massimo degli obiettivi perché ci sarà da soffrire tanto, siamo indietro anni luce rispetto ad altre formazioni che hanno allestito organici davvero importanti – tra tutte Sansovino  e Antella due autentiche fuoriserie – e sappiamo bene che quando si riparte da zero le incognite sommati ai problemi possono essere davvero tante. L’ho scritto nel titolo e lo ribadisco nuovamente; tocca armarsi di tanta pazienza, cercare di stare il più vicino possibile alla squadra, alla società e mettere definitivamente da parte tutti i rancori accumulati del corso di tante annate dove, onestamente, sono stati maggiori i dolori rispetto alle gioie che, a dirla tanto, si possono contare al massimo sulle dita di una mano. Sosteniamo il nuovo progetto, la squadra che nascerà e cammin facendo vedremo come e dove possiamo arrivare. L’importante è non fare i voli pindarici, è il classico “anno zero” che come tale può riservare gioie ma anche, speriamo poche, cocenti delusioni. Mettiamo tutto in preventivo insomma, la maglia azzurra avrà bisogno di molto più sostegno rispetto a quanto non gli sia già stato trasmesso col cuore nel corso delle annate passate.