Scritto da Massimo Bagiardi – Foto: Ottica Merli

È andata male, tanto per cambiare. Non che sia felice di aver perso l’ennesimo derby degli ultimi due anni abbondanti ma avete presente quel pugile che, sul ring, è talmente abituato a prenderle che quasi non sente più niente? Questo è il mio preciso stato d’animo. Che poi girino, e gireranno ancora per molti giorni, mi sembra abbastanza palese ma sono ormai vicino alla rassegnazione per quanto ho potuto constatare non tanto quest’anno ma, in parecchi casi, nel corso delle precedenti annate. Di soddisfazioni me ne ricordo davvero pochissime, gli ultimi due tornei, per non parlare degli altri, sono stati assolutamente insufficienti – due salvezze rimediate per il rotto della cuffia una poi grazie alla classifica avulsa – e l’andazzo anche per questo 2023-2024 mi sembra lo stesso, e spero di sbagliarmi al 100%. Non è un attacco alla società, che già fa troppo mantenere la categoria, ma una constatazione che pare più piuttosto evidente e che, nel suo piccolo, ha confermato anche Giuseppe Morandini al sottoscritto nel dopo gara. Ho pochissima voglia davvero di parlare della gara di ieri, non abbiamo affrontato un Montevarchi stratosferico ma come recita un vecchio detto i derby non si giocano ma si vincono. E l’amico Calori lo ha vinto grazie a due nostri errori, e un secondo tempo inguardabile dal pareggio in poi, che hanno consegnato ai suoi giocatori la prima grande gioia stagionale. Quel che ne sarà da qui alle prossime partite non ne ho idea, proprio come il nostro direttore generale sono abbastanza preoccupato e solo col passare delle settimane scopriremo, per davvero, se questo organico potrà ambire a stare sulla sinistra della classifica o dovrà recitare tanto per cambiare un mesto ruolo confidando nelle disgrazie altrui. E su questo, duole dirlo, che abbiamo fatto leva ultimamente per scelte sbagliate in sede di mercato e per altri fattori che non sto qui a ricordare. Un film già visto, insomma. Detto ciò qualcuno mi potrebbe anche dire: ma chi te lo fa fare di seguire la Sangiovannese se sei così rassegnato? Semplicemente l’amore per questa maglia, per questa squadra che ho nel cuore fin da piccolo dove, in un malaugurato pomeriggio di inizio 1989, all’età di 12 anni, ho fatto capolino allo stadio con i miei amici e da lì sono rimasto folgorato. Malaugurato, sì avete letto bene, perché quando torno a casa sconfitto dico, per davvero, che sarebbe stato meglio se quella precisa domenica mi fossi trovato davanti ad un bel lago, con la canna da pesca intento a portare a casa qualche “trofeo”. Il bello è che siamo soltanto alla quinta giornata e già la preoccupazione sale di settimana in settimana. Poi, perché il calcio è così, da domenica magari ripartiremo di slancio e faremo un filotto di risultati utili ma per quanto visto dall’inizio del campionato non mi sembra facile. Spetta soltanto a chi va in campo vestito da azzurro smentirmi. Io, aldilà di tutto, ho giurato e giuro eterna fede alla Sangiovannese calcio qualunque sarà il suo destino da qui ai prossimi anni. E non mi sembra di fare poco.