Di Massimo Bagiardi 

Il periodo degli “arresti domiciliari” è, al momento, alle spalle ma tutto quello che si poteva immaginare almeno nel mondo del calcio dilettantistico, in particolar modo quello della Serie D non sta trovando troppe conferme. Chi, prima della pandemia, aveva i soldi per puntare a vincere tutt’ora lo sta facendo, altri invece continuano a raschiare il fondo del barile alla ricerca di quelle risorse che, necessariamente, servono per affrontare la stagione. Giustamente qualcuno mi ha detto “le società povere sono molto di più di quelle ricche” e fin qui, ad onor del vero, nessun dubbio solo che, sopratutto, nei casi come i nostri, non si è ancora capito come le grandi piazze possono ancora avere del fascino, quel brivido di “un tempo” ma solo se accompagnate da un fattore economico. Il titolo, credo, inquadri bene la situazione ed ecco, quindi, che nel 2020 non ci si può scandalizzare se Mencagli, per fare un esempio, accetti le lusinghe del Gavorrano al doppio del rimborso che, si dice, prendeva da noi o come, lo scorso anno, qualche altro abbia scelto di giocare “in mezzo agli ulivi”. Signori, togliamoci di dosso l’idea che la maglia azzurra passa davanti a tutto perché purtroppo non è più così ! A parità di condizioni ma anche per 200-300 Euro meno si può, forse, anche scegliere di giocare in un posto DOVE TI SENTI CALCIATORE ma se la differenza aumenta non c’è maglia, Gradinata o storia che tenga. E allora quando sento dire, come recentemente, che manca il centrocampista o la punta “bona” ricordiamoci, anche, che i tempi del buon Arduino sono alle spalle e che questi dirigenti stanno facendo i salti mortali per mantenere la categoria, ora poi che dovranno fare a meno di un buon 80% degli introiti provenienti dalle aziende che sostenevano la vita calcistica giornaliera. Non pensiamo che a San Giovanni deve, giocoforza, arrivare il giocatore di valore o che la società, forte del suo grande passato, ha il diritto di puntare ad un obiettivo diverso che non sia la salvezza. Che poi, come giustamente mi ha fatto presente più volte l’amico De Nicola, è obbligo morale dei dirigenti stimolare la piazza nessuno lo mette in dubbio ma, al tempo stesso, non si possono promettere mari e monti quando non c’è “sostanza”. Il discorso, fondamentalmente, verte su di un aspetto principale: o hai quattrini e allora, sicuramente, batti la concorrenza altrui o sennò ti accontenti di quello che passa il convento il che non vuole dire, poi, sia peggio di tanto altro. Nel 2017 con una squadra formata inizialmente da seconde scelte, col massimo rispetto, arrivammo quinti in classifica e fummo, successivamente, scippati ad Imola nei Play Off. Ad oggi non siamo nella possibilità di giocare al rialzo nelle trattative, prepariamoci ad un’annata bella tosta e stiamo vicini più che mai a questi dirigenti. Che non saranno facoltosi come altri ma intanto, e scusate se è poco, rispettano quello che c’è da rispettare e, sopratutto, amano questi colori come il più grande degli affetti. Perché, e ve lo posso garantire, se non avessero a cuore San Giovanni e la Sangiovannese avrebbero alzato bandiera bianca da tempo.

Nella foto di Mauro Grifoni la Gradinata Marco Sestini nell’ultimo derby giocato. Magari qualcuno, ancora indeciso, può veramente capire cosa significa giocare a San Giovanni Valdarno