Scritto da Leonardo De Nicola

L’estate del 1952 …….Non è un luogo comune quello che fotografa la gente di Piacenza e delle sue terre come un crogiuolo di razze antiche: Emilia di confine e dunque poca emilianita e grandi grossi influssi lombardi e liguri in un territorio che a suo tempo definì bene il sommo Gianni Brera fu Carlo, nato pavese ma non certo lontano da Piazza Cavalli. Dove da secoli fan bella mostra di sé i duchi Farnese con i loro bronzi equestri, opera omnia dello scultore montevarchino Francesco Mochi. Fiorenzuola D’Arda si adagia sulla grande pianura e noi che spesso sublimiamo alla dea Eupalla molto troppo tempo della nostra vita raccontiamo della prima volta in Valdarno dei rossoneri locali, beffati e schiumanti di rabbia dopo la sconfitta della gara di andata. Prima di loro mai gli azzurri avevano trovato sulla strada formazioni calcistiche piacentine. Eppure qualcosa di sostanzioso si può trovare se….. si riavvolge il nastro e la memoria lontana lontana. Nell’estate del 1952 i dirigenti sangiovannesi vennero assaliti da parecchie società italiane e fra queste il Piacenza. Oggetto del contendere un giovanotto empolese di anni 22 di nome Amedeo Bonistalli. 12 mesi prima, ancora sotto analisi per il beffardo spareggio di Firenze con il Lanciotto il Presidente Oscar Losi ed il consiglio avevano affidato la squadra all’ex campione della Pro Vercelli Mario Zanello ed acquistato questo Bonistalli autore di ben 21 reti con la maglia gialloblu del Castelfiorentino. Ed il prode Medeo tenne perfettamente testa alle grandi attese firmando 24 goal in 34 partite che tuttavia non consentiranno agli azzurri di andare oltre il settimo posto finale in classifica. Ma con un tesoretto estivo non di poco conto, un attaccante giovane da esibire alla ribalta nazionale. L’asta di mercato venne vinta  dall’ambizioso Piacenza a caccia della serie cadetta. E così .per due stagioni (21 reti) il giocatore lanciato dalla polvere del “Galli” vestì la maglia biancorossa regalando prodezze ai suoi nuovi tifosi del vecchio campo di barriera Genova. E da li il grande balzo nel Padova dell’Appiani e del grande Nereo Rocco, poi Atalanta e Taranto prima della fine tragica. Nel 1958 a soli 28 anni Amedeo Bonistalli moriva improvvisamente per un banale (anche al tempo si..) attacco di peritonite, lasciando costernati tutti gli sportivi azzurri e non solo. Per 10 mesi aveva fatto fremere i tifosi sangiovannesi lasciando il ricordo imperituro di uno degli attaccanti più grandi in assoluto della storia del marzocco. Se penso a Piacenza penso a lui ed è giusto che i nostri giovani ne conoscano le gesta sportive ed umane. Il grande Amedeo riposa da 59 anni nel cimitero comunale della sua Empoli, chi volesse salutarlo si ricordi di un atleta straordinario e di un giovane strappato troppo presto alla vita.

Nella foto Il grande Amedeo Bonistalli con la casacca del Padova negli anni 50, uno dei più famosi attaccanti della nostra storia