Alessio Conti nel lontano 1982 aveva 21 anni, l’età dove è lecito rincorrere i sogni e le speranze più belle della vita. Portava con se una sfrenata curiosità per tutto e per tutti ed una contagiosa allegria. Ci univano in quel giugno del 1982 – mundial di Spagna in corso – parecchie cose in comune compresa una branda doppia alla caserma Guastalla di Asti ed una mimetica grigio verde. Un giorno di permesso con Alessio scesi a casa sua fino alle belle alture di Rapallo, dove la vista spazia dalla baia di Sestri fino al Tigullio ed al monte di Portofino. Il panorama mozzafiato bastava ed avanzava per giustificare l’intera giornata ma un’altra grande sorpresa stava per arrivare. Dentro casa un’intera stanza di Alessio figlio unicissimo di due onesti commercianti del posto era interamente tappezzata di “memorabilia” genoane: foto di ogni epoca, sciarpe della gradinata nord, una maglia di lana bellissima di Sebino Nela, rapallino Doc e da poco passato alla Roma. E poi adesivi, palloni firmati, insomma una vera manna per noi giovani ma già apprezzati voyeur del pallone, un tempio sacro e profano dedicato al vecchio grifone, squadra che fra l’altro ed al di là dei colori riscuote le mie più profonde simpatie. Fu una giornata colorata dalla passione sportiva e dai nostri vent’anni, aspirando il fumo delle sigarette e gli umori di un mondo per noi nuovo ed ancora da scoprire. Finito il c.a.r. (termine desueto che stava per centro addestramento reclute ) il vostro scrivano venne destinato a Torino presso la direzione lavori del genio mentre il genoano Conti della fossa dei grifoni fu mandato negli autieri a Novara o giù di là. A settembre durante una delle tante tutte uguali giornate di naja venimmo a sapere della tragica fine; alla stazione di Genova principe Alessio, nel tentativo di prendere in corsa il treno per il levante era scivolato finendo dritto dritto nel binario sotto il treno in partenza. A soli 21 anni la sua vita, la sua gioia di vivere si concludeva improvvisamente. Sono passati 35 anni ed io ricordo sempre Alessio, quel giorno a casa sua e quel tempio genoano che è testimonianza di affetto e non di parte soltanto per pochi eletti. Il Genoa, la Sangio, tutte le squadre e persino quelle che noi non amiamo affatto meritano il rispetto di tutti. Alessio amava il Genoa alla follia e di quella sua smisurata passione io mi cullo e persino mi beo in sua memoria perenne.

Nella foto un pallone da football datato 1950