Prende il via da questa settimana la nuova rubrica “Come è nato il tuo amore per la Sangio ?”. Ad inaugurarla ci ha pensato Nicola “Gommina” Mariotti, uno che al Fedini ha bisogno di poche presentazioni. Ecco si seguito il suo racconto:

Caro Massimo, la passione per la la nostra cara Sangiovannese mi è stata trasmessa da il mio babbo, assiduo seguace degli azzurri fin dai tempi del vecchio stadio Alberto Galli. Inizialmente quando mi diceva di andare alla partita con lui mi hanno detto che da piccino ero un pò reticente, ma pian piano mi sono convinto e da lì è cominciato tutto. Il mio primo ricordo, abbastanza sbiadito, è quello della famosa amichevole con la Juve, mentre mi ricordo benissimo l’ultima partita di campionato con il Gubbio (1974) che sancì la nostra vittoria del campionato di serie D e la promozione in serie C (come ricordo la città in festa).  Nell’anno 1973 inoltre siamo andati ad abitare in Viale Gramsci (prima abitavo in fondo a Via Milano), nel grattacielo adiacente la palazzina dove aveva sede l’allora U.S. Sangiovannese e gli appartamenti di alcuni giocatori.; questo ha fatto sì che sono cresciuto vedendo tutti i giorni i vari giocatori dell’epoca, i miei eroi (in particolare Bonaldi, Vastini, Ciappi). Davanti alla palazzina, dove adesso c’è il Bar Lume, vi era un ampio piazzale dove io ed i miei amici giocavamo a porticine e spesso capitava che gli stessi giocatori della Sangio si mettessero a giocare con noi: non ti immagini la nostra gioa nel vedere i nostri idoli divertirsi insieme a noi. Tutto questo fino al 1981, anno in cui ho traslocato in oltrarno, e pertanto si può dire che sono cresciuto a pane e Sangiovannese. Inoltre voglio ricordare con nostalgia l’annata 1978-1979 (quella dei famosi spareggi a 5), anno in cui venne ad allenare la Sangio Pierino Cucchi, il cui figlio, il povero Enrico fu iscritto in terza media in classe con me e del quale pertanto diventai molto amico, sia per la vicinanza di abitazione, sia per essere compagni di classe. Alla fine di quell’anno Pierino Cucchio se ne andò ad allenare l’Arezzo e con lui dipartì anche il mio amico Enrico, che rividi soltanto una volta in occasione di una visita di suo padre a San giovanni l’anno seguente. Come ben tu saprai Enrico iniziò una splendida carriera calcistica che lo porto a giocare in serie A con la mia Inter, la Fiorentina, l’Empoli ed il Bari e poi in serie B al Ravenna. Purtroppo la sua carriera e la sua vita fu stroncata dal destino infame (un male incurabile) e il povero Enrico se ne andò a soli 30 anni dopo sofferenze atroci. Tuttavia ho avuto al fortuna di assistere nel 1985 a San Siro ad una grande partita dell’Inter in semifinale di coppa Uefa con il Real Madrid, ed in quella partita c’era in campo da titolare proprio Enrico, che disputò un grande match. Pensa te l’emozione nel rivedere il mio amico in campo con tanti campioni (quella partita finì 2 a 0 per i nerazzurri con reti di Altobelli e Brady su rigore).

Ecco caro Massimo queste sono le motivazioni che mi hanno portato ad avere nel cuore il nostro Marzocco, il quale vi rimarrà fino alla mia morte. Sperando che pubblichi questa mia storia ti mando un caro saluto, scusandomi per la prolissità. Ciao e sempre Forza Sangio!
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