La Sangio ha chiuso a quota 300 la campagna abbonamenti, dato ufficiale della società: una flessione contenuta rispetto a 12 mesi fa quando aleggiava lo spirito della ripartenza, resta pur sempre un buon traguardo visto cosa passano gli altrui conventi (più 100 tessere e oltre dei cugini per esempio). Sono tempi grami, dove la strada per lo stadio è tutt’altro che scontata e dove il localismo conosce momenti di grave crisi legati essenzialmente alla conoscenza diffusa ed alla possibilità di muoversi e conoscere gente da tutto il mondo. Un tempo i paesi erano madri e matrigne nel senso che dove tu nascevi crescevi, coltivavi amicizie ed affetti e spesso trovavi casa e moglie o marito e c’era tutto un circolo di autosufficienza culturale e reale. Il vecchio detto “moglie e buoi dei paesi tuoi” non nasce per caso ma è l’insieme di uno status preciso di vita ed anche di percezione della cosa. In soldoni appare certo più improbo parlare oggi ad un ragazzo di diversità quando tutto è contaminato, intrecciato, vissuto ed anche io aggiungo per fortuna che è così. In molti casi il luogo di nascita se non assume un fatto meramente anagrafico poco ci manca. Ecco allora che se si fa un’analisi seria non si può non partire da questo fatto incontestabile, basti vedere cosa accade sui campi anche di serie B, C o persino in certe realtà della massima serie. Assistendo a San Siro a Milan-Atalanta ho contato nel settore ospiti non più di 400 e dico 400 tifosi bergamaschi e parlo di una trasferta vicina e di una tifoseria storicamente appassionata. Ed allora concludo che, nonostante tutto, la Sangio ed i suoi meritevoli dirigenti si tengano ben stretti i 300 abbonati ed il pubblico azzurro, tendenzialmente appassionato anche in evidenti tempi di crisi. Lo stadio Fedini è tappezzato da foto storiche della squadra e dei tifosi: se si guardano spesso ovvio che non esiste confronto, perché non può esserci e perché il mondo è cambiato.