Se qualcuno fra pochi giorni tornasse a rivedere la Sangio dopo un paio di mesi, resterebbe meravigliato e anche sbigottito. Davanti ai propri occhi ecco una squadra nuova e comunque diversa rispetto a quella di partenza. Per mettere “i puntini sulle i” sarà necessario ribadire come, rispetto a prima, non ci sono più :

1) Il capitano Rosseti (condivisibile ed apprezzabile la sua lettera di commiato) si parla del …capitano e non di uno qualunque
2) L’attaccante Regolanti, vale a dire il bomber strappato al Montevarchi (almeno così si è detto), l’uomo a cui erano affidate le maggiori speranze realizzative
3) Zhar, il fantasista che con il suo estro e la sua tecnica doveva garantire fantasia ed assist
4) Sacchini, punto fermo del centrocampo azzurro, forse l’elemento di spicco dell’ intero reparto
5) Gabriele Bencivenni, il tecnico sostituito da Rigucci in corso d’opera.

E qui mi fermo, tralasciando i vari Iaquinta e compagnia bella. Insomma una rivoluzione tecnica che nei numeri desta meraviglia (e forse anche qualche perplessità), così come le tante storture di questo calcio troppo spesso usa e getta e dove l’aspetto morale non può mai divenire accessorio. Vero che i risultati sono stati scarsi, che tanti giocatori hanno disatteso le speranze iniziali, ma la rivoluzione copernicana messa in atto dal club azzurro ha pochissimi precedenti sotto il profilo tecnico e soprattutto per quello strettamente numerico. Il tentativo di rimediare in corsa, in concerto con il neo allenatore, è legittimo e anche “doveroso“, ma l’aspetto complessivo della vicenda chiede una riflessione seria. Uno sconvolgimento tale da aver consegnato a Rigucci quasi una nuova squadra ed un aspetto che comunque vadano le cose non può oggi passare sotto traccia. Con la speranza poi di aver intrapreso nel cambio la giusta strada. Auguri alla Sangio ed al suo popolo !