Giorni fa Federico – appassionato tifoso azzurro nonché lettore di forzasangio.it – ci ha inviato ad info@forzasangio.it questo racconto che proponiamo di seguito e che contiene una storia piuttosto singolare nata da giovanissimo nello storico anno della promozione in C1:

“Portiamo dentro al cuore l’orgoglio del leone” recitano alcune delle parole di un coro della GMS: questo è quello che probabilmente racchiude l’essenza di quello che vi voglio raccontare, una storia curiosa, forse, insolita e inusuale che contiene anche molti dei motivi per cui quest’anno lottare con le unghie e con i denti per salvare la Serie D deve essere un obbligo …

Devo fare un’altra breve premessa che probabilmente farà drizzare i capelli alla redazione: abito a Montevarchi. Tutti si domanderanno: che vuole un montevarchino da ForzaSangio? Proseguite nella lettura e scoprirete …

Lo scorso 19 marzo, ahimè, mentre la Sangio perdeva malamente in casa l’ennesima partita col Fiorenzuola, il Montevarchi conquistava il suo ritorno in Serie D dopo 5 anni di purgatorio. Il caso vuole che il 19 marzo sia anche la festa del papà e proprio in quella giornata mi ero proposto di cercare fra i ricordi una foto che mi ritraesse con mio babbo da poter pubblicare magari sui social per la ricorrenza. Scherzo del destino, ho ritrovato la foto che qui vi allego, una foto che mi ritrae nel lontano 2004 in tribuna laterale assieme al mio babbo (il signore con la camicia rossa a righe bianche e i ray-ban assieme al bambino con tanto di sciarpa ultras di ordinanza al collo e polo azzurra del settore giovanile) durante la finale play-off contro il Gualdo Tadino vinta in casa per 3-1 e che consegnò alla Sangio targata Sarri-Casprini la storica promozione in C1. (Bei tempi, altro calcio …)

Ora, tutto questa introduzione mi è servita per ricollegarmi a un altro evento che ha segnato quel 19 marzo, dato che poi decisi di non pubblicare la foto. Salendo infatti in treno a Montevarchi per venire allo stadio a vedere la partita, mi siedo e accanto a me un signore nota che indosso la sciarpa degli Ultras Marzocco. Il signore incuriosito mi chiede: “sei di Montevarchi e tifi Sangiovannese?”. E io: “Ebbene si”.

Paradossalmente anche quel signore si stava recando come me in Gradinata a sostenere la Sangio e quasi improvvisamente ne nacque una piacevolissima chiacchierata fatta di ricordi, racconti di trasferte, partite e persone legate ai colori bianco-azzurri.

La partita sappiamo tutti come è finita, ma al termine di quella giornata ho ripensato molto a quell’incontro e al legame con mio babbo. È grazie a lui infatti che ho iniziato a seguire la Sangio fin da piccolo andando in Gradinata tutte le domeniche assieme a mio fratello, è grazie a lui, oltre alla mia grossa voglia, se ho mosso i primi calci nel settore giovanile della Sangio, è grazie a lui se tutt’oggi questa passione prosegue in me. Ho 22 anni, ma 13 di questi li ho vissuti in viale Gramsci a pochi passi dal Fedini; ho fatto il raccattapalle durante Sangiovannese-Napoli dietro la porta dove segnò Baiano, ho giocato nelle giovanili e ho sempre tifato la Sangio.

Spulciando magari il mio profilo Facebook noterete qualche punta di rossoblu qua e là, ma sappiate che è semplicemente legata alla mia squadra amatoriale, l’MCL. Giocare è un conto, tifare un altro. Dovete sapere infatti che io sono quello che quando gioca indossa la maglia della salute col Marzocco cucito sopra, quello che contro il Benzina 78 si è beccato un urlo “sei un grande” dal pubblico al notare la maglietta sotto la divisa rossoblu. Io sono quello che quando può, non tutte le domeniche ma buona parte, prende il treno e sconfina di qua dalla Gruccia per venire in Gradinata; io sono quello che quando si giocò l’ultimo derby (vittorioso, naturalmente) nel 2011 al Brilli Peri aspettò il passaggio del corteo ultras sotto casa –abito di fronte alla stazione- per poi unirmi ad esso e andare allo stadio; sono quello che conserva ancora la bandiera azzurra della coreografia del derby del 7 marzo … E sono, infine, quello che lo scorso 19 marzo ha dovuto ingoiare uno dei rospi più grossi dovendo far ritorno a casa dopo la partita.

Perciò, tutti sappiamo che il derby è il derby; il Montevarchi ha fatto il suo dovere … ora LEONE tocca a te dare l’ultimo colpo di reni!! Avanti Sangio, “lotta sempre, vincerai, non ti lasceremo mai!!!”