Un calcio senza sogno è come mangiare in piedi oppure fare all’amore vestiti. Va bene tutto ma del sogno si nutre la platea dei tifosi ed il bravo dirigente è colui che riesce a coniugare il sogno con la realtà. Un’impresa certamente quando le potenzialità economiche sono quelle che sono e tuttavia a San Giovanni tutti incominciano a parlare di salvezza a fine luglio, un obbiettivo concreto e reale ma che appare oramai come il mantra di “Non ci resta che piangere” di Benigni e Troisi …”ricordati che devi morire ” ..
Se si parla di salvezza anche quando siamo terzi in classifica si ottiene l’effetto esatto e contrario sulla piazza e cioè quello di indebolire le speranze e spegnere sul nascere qualsiasi velleità. Una politica di marketing sportivo poco consona ad una piazza di tradizioni elevate come la nostra, lasciatemelo dire con franchezza, quando a volte basterebbe davvero poco per alimentare la voglia di riprendere la strada dello stadio ai tanti che l’hanno perduta.
Al netto della volontà e delle benemerenze acquisite da questi dirigenti in un momento non facile per tutti, oggi ci chiediamo se questi campionati in carta carbone alla fine poi non finiscano per svilire e per provocare una grande caduta di interesse verso il calcio cittadino. Una prima risposta l‘ha data anche Massimo nel suo editoriale parlando di pochi tifosi al seguito in occasione dell ultima trasferta di Civita Castellana ed in effetti è proprio così. Senza un volo di fantasia, senza qualcosa di nuovo (a volte anche un po’ di coraggio in più non guasta e nessuno poi viene a farti l’esegesi di cosa hai detto), rimanere nella stretta contabilità porta più distacco che unione.
Al di là della salvezza o della classifica credo che questi dirigenti abbiano certo molti meriti, passione e anche competenza tecnica (penso a quanto sia bravo Del Grosso per esempio e non solo) ma credo anche che qualche volta in più ci si debba ricordare cosa è San Giovanni e la storia azzurra. E lo dico da sangiovannese e da tifoso nell’interesse di tutto e di tutti perché alla fine tamburi, bandiere ed il resto non rimangano soltanto cartoline da esibire nell album dei ricordi.